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Lamentazioni
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e gli diedero un pezzo di schiacciata di fichi secchi e due picce d’uva. Quand’egli ebbe mangiato, si riebbe, perché non avea mangiato pane né bevuto acqua per tre giorni e tre notti. Allora il re Sedekia ordinò che Geremia fosse custodito nel cortile della prigione, e gli fosse dato tutti i giorni un pane dalla via de’ fornai, finché tutto il pane della città fosse consumato. Così Geremia rimase nel cortile della prigione. «O re, mio signore, quegli uomini hanno male agito in tutto quello che hanno fatto al profeta Geremia, che hanno gettato nella cisterna; egli morrà di fame là dov’è, giacché non v’è più pane in città». Il nono giorno del quarto mese, la carestia era grave nella città; e non c’era più pane per il popolo del paese. La sua lordura era nelle pieghe della sua veste; ella non pensava alla sua fine; perciò è caduta in modo sorprendente, non ha chi la consoli. «O Eterno, vedi la mia afflizione, poiché il nemico trionfa!» Essi chiedevano alle loro madri: «Dov’è il pane, dov’è il vino?…» e intanto venivano meno come de’ feriti a morte nelle piazze della città, e rendevano l’anima sul seno delle madri loro. Levatevi, gridate di notte, al principio d’ogni vigilia! Spandete com’acqua il cuor vostro davanti alla faccia del Signore! Levate le mani verso di lui per la vita de’ vostri bambini, che vengon meno per la fame ai canti di tutte le strade!» Perfino gli sciacalli porgon le mammelle e allattano i lor piccini; la figliuola del mio popolo è divenuta crudele, come gli struzzi del deserto. La lingua del lattante gli s’attacca al palato, per la sete; i bambini chiedon del pane, e non v’è chi gliene dia. Quelli che si nutrivan di cibi delicati cadon d’inedia per le strade; quelli ch’erano allevati nella porpora abbracciano il letamaio.
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