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E i suoi fratelli gli portavano invidia, ma suo padre serbava dentro di sé queste parole. E come que’ mercanti Madianiti passavano, essi trassero e fecero salire Giuseppe su dalla cisterna, e lo vendettero per venti sicli d’argento a quegl’Ismaeliti. E questi menarono Giuseppe in Egitto. Giuseppe fu menato in Egitto; e Potifar, ufficiale di Faraone, capitano delle guardie, un Egiziano, lo comprò da quegl’Ismaeliti, che l’aveano menato quivi. E l’Eterno fu con Giuseppe, il quale prosperava e stava in casa del suo signore, l’Egiziano. E il suo signore vide che l’Eterno era con lui, e che l’Eterno gli faceva prosperare nelle mani tutto quello che intraprendeva. Ma l’Eterno fu con Giuseppe, e spiegò a pro di lui la sua benignità, cattivandogli le grazie del governatore della prigione. Il governatore della prigione non rivedeva niente di quello ch’era affidato a lui, perché l’Eterno era con lui, e l’Eterno faceva prosperare tutto quello ch’egli intraprendeva. E Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Deh, avvicinatevi a me!» Quelli s’avvicinarono ed egli disse: «Io son Giuseppe, vostro fratello, che voi vendeste perché fosse menato in Egitto.
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