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Poi Salomone si pose davanti all’altare dell’Eterno, in presenza di tutta la raunanza d’Israele, stese le mani verso il cielo, ogni preghiera, ogni supplicazione che ti sarà rivolta da un individuo o dall’intero tuo popolo d’Israele, allorché ciascuno avrà riconosciuta la piaga del proprio cuore e stenderà le sue mani verso questa casa, Salmo di Davide. L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà. Sii attento al mio grido, perché son ridotto in molto misero stato. Liberami da quelli che mi perseguitano, perché sono più forti di me. Ma in quel giorno io farò eccezione del paese di Goscen, dove abita il mio popolo; e quivi non ci saranno mosche, affinché tu sappia che io, l’Eterno, sono in mezzo al paese. Or dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò ch’è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato. Quando stendete le mani, io rifiuto di vederlo; anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani son piene di sangue. Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è egli la comunione col sangue di Cristo? Il pane, che noi rompiamo, non è egli la comunione col corpo di Cristo?
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