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«Perché, dicono essi, quando abbiam digiunato, non ci hai tu avuto riguardo?» «Perché quando abbiamo afflitte le anime nostre, non v’hai tu posto mente?» Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate i vostri affari, ed esigete che sian fatti tutti i vostri lavori.
Or si levò un gran lamento da parte di que’ del popolo e delle loro mogli contro ai Giudei, loro fratelli.
Ve n’eran che dicevano: «Noi, i nostri figliuoli e le nostre figliuole siamo numerosi; ci si dia del grano perché possiam mangiare e vivere!»
Altri dicevano: «Impegnamo i nostri campi, le nostre vigne e le nostre case per assicurarci del grano durante la carestia!»
Altri ancora dicevano: «Noi abbiam preso del danaro a imprestito sui nostri campi e sulle nostre vigne per pagare il tributo del re.
Ora la nostra carne è come la carne de’ nostri fratelli, i nostri figliuoli son come i loro figliuoli; ed ecco che dobbiam sottoporre i nostri figliuoli e le nostre figliuole alla schiavitù, e alcune delle nostre figliuole son già ridotte schiave; e noi non possiamo farci nulla, giacché i nostri campi e le nostre vigne sono in mano d’altri».
Quand’udii i loro lamenti e queste parole, io m’indignai forte.
E, dopo matura riflessione, ripresi aspramente i notabili e i magistrati, e dissi loro: «Come! voi prestate su pegno ai vostri fratelli?» E convocai contro di loro una grande raunanza,
e dissi loro: «Noi, secondo la nostra possibilità, abbiamo riscattato i nostri fratelli Giudei che s’eran venduti ai pagani; e voi stessi vendereste i vostri fratelli, ed essi si venderebbero a noi!» Allora quelli si tacquero, e non seppero che rispondere.
Io dissi pure: «Quello che voi fate non è ben fatto. Non dovreste voi camminare nel timore del nostro Dio per non essere oltraggiati dai pagani nostri nemici?
Anch’io e i miei fratelli e i miei servi abbiam dato loro in prestito danaro e grano. Vi prego condoniamo loro questo debito!
Rendete loro oggi i loro campi, le loro vigne, i loro uliveti e le loro case, e la centesima del danaro, del grano, del vino e dell’olio, che avete esatto da loro come interesse».
Quelli risposero: «Restituiremo tutto, e non domanderemo più nulla da loro; faremo come tu dici». Allora chiamai i sacerdoti, e in loro presenza li feci giurare che avrebbero mantenuta la promessa.
Il Signore, l’Eterno degli eserciti, vi chiama in questo giorno a piangere, a far lamento, e radervi il capo, a cingere il sacco,
ed ecco che tutto è gioia, tutto è festa! Si ammazzano buoi, si scannano pecore, si mangia carne, si beve vino… «Mangiamo e beviamo, poiché domani morremo!»
Invece del rame, farò venire dell’oro; invece del ferro, farò venir dell’argento; invece del legno, del rame; invece di pietre, ferro; io ti darò per magistrato la pace, per governatore la giustizia.
Voi avete detto: «E’ vano servire Iddio; e che abbiam guadagnato a osservare le sue prescrizioni, e ad andare vestiti a lutto a motivo dell’Eterno degli eserciti?
E quando digiunate, non siate mesti d’aspetto come gl’ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità che cotesto è il premio che ne hanno.
Ed essi gli dissero: I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli de’ Farisei; mentre i tuoi mangiano e bevono.
Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quel che posseggo.