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Fra il portico e l’altare piangano i sacerdoti, ministri dell’Eterno, e dicano: «Risparmia, o Eterno, il tuo popolo, e non esporre la tua eredità all’obbrobrio, ai motteggi delle nazioni! Perché si direbbe fra i popoli: Dov’è il loro Dio?»
E pregai l’Eterno e dissi: «O Signore, o Eterno, non distruggere il tuo popolo, la tua eredità, che hai redento nella tua grandezza, che hai tratto dall’Egitto con mano potente.
Ricordati de’ tuoi servi, Abrahamo, Isacco e Giacobbe; non guardare alla caparbietà di questo popolo, e alla sua malvagità, e al suo peccato,
affinché il paese donde ci hai tratti non dica: Siccome l’Eterno non era capace d’introdurli nella terra che aveva loro promessa, e siccome li odiava, li ha fatti uscir di qui per farli morire nel deserto.
E nondimeno, essi sono il tuo popolo, la tua eredità, che tu traesti dall’Egitto con la tua gran potenza e col tuo braccio steso».
Io ho detto: O Eterno, abbi pietà di me; sana l’anima mia, perché ho peccato contro a te.
Da questo io riconoscerò che tu mi gradisci, se il mio nemico non trionferà di me.
Ma ora, o Eterno, o Dio nostro, liberaci dalle mani di Sennacherib, affinché tutti i regni della terra conoscano che tu solo sei l’Eterno!»
E mi menò nel cortile della casa dell’Eterno; ed ecco, all’ingresso del tempio dell’Eterno, fra il portico e l’altare, circa venticinque uomini che voltavano le spalle alla casa dell’Eterno, e la faccia verso l’oriente; e si prostravano verso l’oriente, davanti al sole.
A te, o Eterno, io grido, perché un fuoco ha divorato i pascoli del deserto, e una fiamma ha divampato tutti gli alberi della campagna.
Allora la mia nemica lo vedrà, e sarà coperta d’onta; lei, che mi diceva: Dov’è l’Eterno, il tuo Dio? I miei occhi la mireranno, quando sarà calpestata come il fango delle strade».
Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché nettate il di fuori del calice e del piatto, mentre dentro son pieni di rapina e d’intemperanza.