L’Eterno mi fece vedere due canestri di fichi, posti davanti al tempio dell’Eterno, dopo che Nebucadnetsar, re di Babilonia, ebbe menato via da Gerusalemme e trasportato in cattività a Babilonia Jeconia, figliuolo di Joiakim, re di Giuda, i capi di Giuda, i falegnami e i fabbri.
E l’Eterno mi disse: «Che vedi, Geremia?» Io risposi: «De’ fichi; quelli buoni, molto buoni, e quelli cattivi, molto cattivi, da non potersi mangiare, tanto sono cattivi».
Si spiavano i nostri passi, impedendoci di camminare per le nostre piazze. «La nostra fine è prossima», dicevamo: «I nostri giorni son compiuti, la nostra fine è giunta!»
«E tu, figliuol d’uomo, così parla il Signore, l’Eterno, riguardo al paese d’Israele: La fine! la fine viene sulle quattro estremità del paese!
La fine viene! viene la fine! Ella si desta per te! ecco ella viene!
E l’Eterno mi disse: «Amos, che vedi?» Io risposi: «Un piombino». E il Signore disse: «Ecco, io pongo il piombino in mezzo al mio popolo d’Israele; io non gli userò più oltre tolleranza;
Ahimè! ch’io mi trovo come dopo la raccolta de’ frutti, come dopo la racimolatura, quand’è fatta la vendemmia; non v’è più grappolo da mangiare; l’anima mia brama invano un fico primaticcio.