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Quando il giudizio d’una causa sarà troppo difficile per te, sia che si tratti d’un omicidio o d’una contestazione o d’un ferimento, di materie da processo entro le tue porte, ti leverai e salirai al luogo che l’Eterno, il tuo Dio, avrà scelto; Allora due meretrici vennero a presentarsi davanti al re. Una delle due disse: «Permetti, Signor mio! Io e questa donna abitavamo nella medesima casa, e io partorii nella camera dov’ella pure stava. E il terzo giorno dopo che ebbi partorito io, questa donna partorì anch’ella; noi stavamo insieme, e non v’era da noi alcun estraneo; non c’eravamo che noi due in casa. Ora, la notte passata, il bimbo di questa donna morì, perch’ella gli s’era coricata addosso. Ed essa, alzatasi nel cuor della notte, prese il mio figliuolo d’accanto a me, mentre la tua serva dormiva, e lo pose a giacere sul suo seno, e sul mio seno pose il suo figliuolo morto. E quando m’alzai la mattina per far poppare il mio figlio, ecco ch’era morto; ma, mirandolo meglio a giorno chiaro, m’accorsi che non era il mio figlio ch’io avea partorito». L’altra donna disse: «No, il vivo è il figliuolo mio, e il morto è il tuo». Ma la prima replicò: «No, invece, il morto è il figliuolo tuo, e il vivo è il mio». Così altercavano in presenza del re. Allora il re disse: «Una dice: Questo ch’è vivo è il figliuolo mio, e quello ch’è morto è il tuo; e l’altra dice: No, invece, il morto e il figliuolo tuo, e il vivo e il mio». Il re soggiunse: «Portatemi una spada!» E portarono una spada davanti al re. E il re disse: «Dividete il bambino vivo in due parti, e datene la metà all’una, e la metà all’altra». Allora la donna di cui era il bambino vivo, sentendosi commuover le viscere per amore del suo figliuolo, disse al re: «Deh! Signor mio, date a lei il bambino vivo, e non l’uccidete, no!» Ma l’altra diceva: «Non sia né mio né tuo; si divida!» Allora il re, rispondendo, disse: «Date a quella il bambino vivo, e non l’uccidete; la madre del bimbo è lei!» E tutto Israele udì parlare del giudizio che il re avea pronunziato, e temettero il re perché vedevano che la sapienza di Dio era in lui per amministrare la giustizia. Poi fece il portico del trono dove amministrava la giustizia e che si chiamò il «Portico del giudizio»; e lo ricoprì di legno di cedro dal pavimento al soffitto. Giosafat, tornato che fu a Gerusalemme, stabilì anche quivi dei Leviti, dei sacerdoti e dei capi delle case patriarcali d’Israele per render giustizia nel nome dell’Eterno, e per sentenziare nelle liti. E alla casa dei re di Giuda di’: Ascoltate la parola dell’Eterno: O casa di Davide, così dice l’Eterno: Amministrate la giustizia fin dal mattino, e liberate dalla mano dell’oppressore, colui a cui è tolto il suo, affinché l’ira mia non divampi a guisa di fuoco, e arda sì che nessuno la possa spengere, per la malvagità delle vostre azioni.
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