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Come mai sei caduto dal cielo, o astro mattutino, figliuol dell’aurora?! Come mai sei atterrato, tu che calpestavi le nazioni?! Tu dicevi in cuor tuo: «Io salirò in cielo, eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio; io m’assiderò sul monte dell’assemblea, nella parte estrema del settentrione; salirò sulle sommità delle nubi, sarò simile all’Altissimo». Invece t’han fatto discendere nel soggiorno de’ morti, nelle profondità della fossa! Quei che ti vedono fissano in te lo sguardo, ti considerano attentamente, e dicono: «E’ questo l’uomo che faceva tremare la terra, che scoteva i regni, che riduceva il mondo in un deserto, ne distruggeva le città, e non rimandava mai liberi a casa i suoi prigionieri?» Tutti i re delle nazioni, tutti quanti riposano in gloria ciascuno nella propria dimora; ma tu sei stato gettato lungi dalla tua tomba come un rampollo abominevole coperto di uccisi trafitti colla spada, calati sotto i sassi della fossa, come un cadavere calpestato. Ed essi lo pregavano che non comandasse loro d’andar nell’abisso. Poi sonò il terzo angelo, e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia; e cadde sulla terza parte dei fiumi e sulle fonti delle acque. La bestia che hai veduta era, e non è, e deve salire dall’abisso e andare in perdizione. E quelli che abitano sulla terra i cui nomi non sono stati scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, si maraviglieranno vedendo che la bestia era, e non è, e verrà di nuovo. Poi vidi un angelo che scendeva dal cielo e avea la chiave dell’abisso e una gran catena in mano.
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