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Oracolo su Moab. Sì, nella notte in cui è devastata, Ar-Moab perisce! Sì, nella notte in cui è devastata, Kir-Moab perisce! Si sale al tempio e a Dibon, sugli alti luoghi, per piangere; Moab urla su Nebo e su Medeba: tutte le teste son rase, tutte le barbe, tagliate. Per le strade tutti indossano sacchi, sui tetti e per le piazze ognuno urla, piangendo a dirotto. Heshbon ed Elealeh gridano; la loro voce s’ode fino a Jahats; perciò i guerrieri di Moab si lamentano, l’anima loro trema. Il mio cuore geme per Moab, i cui fuggiaschi son già a Tsoar, a Eglath-Scelisciah; perché fanno, piangendo, la salita di Luhit e mandan grida d’angoscia sulla via di Horonaim; perché le acque di Nimrim sono una desolazione, l’erba è seccata, l’erba minuta è scomparsa, non c’è più verdura; onde le ricchezze che hanno accumulate, le provvisioni che han tenute accumulate in serbo, essi le trasportano oltre il torrente de’ salici. Le grida fanno il giro de’ confini di Moab, il suo urlo rintrona fino a Beer-Elim. Perché le acque di Dimon son piene di sangue, perché infliggerò a Dimon de’ nuovi guai: un leone contro gli scampati di Moab e contro quel che resta del paese. «Mandate gli agnelli per il dominatore del paese, mandateli da Sela, per la via del deserto, al monte della figliuola di Sion!» Come uccelli che fuggono, come una nidiata dispersa, così saranno le figliuole di Moab ai guadi dell’Arnon. «Consigliaci, fa giustizia! In pien mezzodì, stendi su noi l’ombra tua densa come la notte, nascondi gli esuli, non tradire i fuggiaschi; lascia dimorare presso di te gli esuli di Moab, si tu per loro un rifugio contro il devastatore! Poiché l’oppressione è finita, la devastazione è cessata, gl’invasori sono scomparsi dal paese, il trono è stabilito fermamente sulla clemenza, e sul trono sta assiso fedelmente, nella tenda di Davide, un giudice amico del diritto, e pronto a far giustizia». «Noi conosciamo l’orgoglio di Moab, l’orgogliosissima, la sua alterigia, la sua superbia, la sua arroganza, il suo vantarsi senza fondamento!» Perciò gema Moab per Moab, tutti gemano! Rimpiangete, costernati, le schiacciate d’uva di Kir-Hareseth! Poiché le campagne di Heshbon languono; languono i vigneti di Sibmah, le cui viti scelte, che inebriavano i padroni delle nazioni, arrivavano fino a Jazer, erravano per il deserto, ed avean propaggini che s’espandevan lontano, e passavano il mare. Piango, perciò, come piange Jazer, i vigneti di Sibmah; io v’irrigo delle mie lacrime, o Heshbon, o Elealeh! poiché sui vostri frutti d’estate e sulle vostre mèssi s’è abbattuto un grido di guerra. La gioia, il giubilo sono scomparsi dalla ferace campagna; e nelle vigne non ci sono più canti, né grida d’allegrezza; il vendemmiatore non pigia più l’uva nei tini; io ho fatto cessare il grido di gioia della vendemmia. Perciò le mie viscere fremono per Moab come un’arpa, e geme il mio cuore per Kir-Heres. E quando Moab si presenterà, quando si affaticherà su l’alto luogo ed entrerà nel suo santuario a pregare, esso nulla otterrà. Questa è la parola che l’Eterno già da lungo tempo pronunziò contro Moab. E ora l’Eterno parla e dice: «Fra tre anni, contati come quelli d’un mercenario, la gloria di Moab cadrà in disprezzo, nonostante la sua gran moltitudine; e ciò che ne resterà sarà poca, pochissima cosa, senza forza». Riguardo a Moab. Così parla l’Eterno degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Guai a Nebo! poiché è devastata; Kiriathaim è coperta d’onta, è presa; Misgab è coperta d’onta e sbigottita. Il vanto di Moab non è più; in Heshbon macchinan del male contro di lui: «Venite, distruggiamolo, e non sia più nazione». Tu pure, o Madmen, sarai ridotta al silenzio; la spada t’inseguirà. Delle grida vengon da Horonaim: Devastazione e gran rovina! Moab è infranto, i suoi piccini fanno udire i lor gridi. Poiché su per la salita di Luhith si piange, si sale piangendo perché giù per la discesa di Horonaim s’ode il grido, angoscioso della rotta. Fuggite, salvate le vostre persone, siano esse come una tamerice nel deserto! Poiché, siccome ti sei confidato nelle tue opere e nei tuoi tesori anche tu sarai preso; e Kemosh andrà in cattività, coi suoi sacerdoti e coi suoi capi. Il devastatore verrà contro tutte le città, e nessuna città scamperà; la valle perirà e la pianura sarà distrutta, come l’Eterno ha detto. Date delle ali a Moab, poiché bisogna che voli via; le sue città diventeranno una desolazione, senza che più v’abiti alcuno. Maledetto colui che fa l’opera dell’Eterno fiaccamente, maledetto colui che trattiene la spada dallo spargere il sangue! Moab era tranquillo fin dalla sua giovinezza, riposava sulle sue fecce, non è stato travasato da vaso a vaso, non è andato in cattività; per questo ha conservato il suo sapore, e il suo profumo non s’è alterato. Perciò ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, ch’io gli manderò de’ travasatori, che lo travaseranno; vuoteranno i suoi vasi, frantumeranno le sue anfore. E Moab avrà vergogna di Kemosh, come la casa d’Israele ha avuto vergogna di Bethel, in cui avea riposto la sua fiducia. Come potete dire: «Noi siam uomini prodi, uomini valorosi per la battaglia?» Moab è devastato; le sue città salgono in fumo, il fiore de’ suoi giovani scende al macello, dice il Re, che ha nome l’Eterno degli eserciti. La calamità di Moab sta per giungere, la sua sciagura viene a gran passi. Compiangetelo voi tutti che lo circondate, e voi tutti che conoscete il suo nome, dite: «Come s’è spezzato quel forte scettro, quel magnifico bastone?» O figliuola che abiti in Dibon, scendi dalla tua gloria, siedi sul suolo riarso, poiché il devastatore di Moab sale contro di te, distrugge le tue fortezze. O tu che abiti in Aroer, fermati per la strada, e guarda; interroga il fuggiasco e colei che scampa, e di’: «Che è successo?» Moab è coperto d’onta, perché è infranto; mandate urli! gridate! annunziate sull’Arnon che Moab è devastato! Un castigo è venuto sul paese della pianura, sopra Holon, sopra Jahats, su Mefaath, su Dibon, su Nebo, su Beth-Diblathaim, su Kiriathaim, su Beth-Gamul, su Beth-Meon, su Kerioth, su Botsra, su tutte le città del paese di Moab, lontane e vicine. Il corno di Moab è tagliato, il suo braccio è spezzato, dice l’Eterno. Inebriatelo, poich’egli s’è innalzato contro l’Eterno, e si rotoli Moab nel suo vomito, e diventi anch’egli un oggetto di scherno! Israele non è egli stato per te un oggetto di scherno? Era egli forse stato trovato fra i ladri, che ogni volta che parli di lui tu scuoti il capo? Abbandonate le città e andate a stare nelle rocce, o abitanti di Moab! Siate come le colombe che fanno il lor nido sull’orlo de’ precipizi. Noi abbiamo udito l’orgoglio di Moab, l’orgogliosissimo popolo, la sua arroganza, la sua superbia, la sua fierezza, l’alterigia del suo cuore. Io conosco la sua tracotanza, dice l’Eterno, ch’è mal fondata; le sue vanterie non hanno approdato a nulla di stabile. Perciò, io alzo un lamento su Moab, io do in gridi per tutto Moab; perciò si geme per quei di Kir-Heres. O vigna di Sibma, io piango per te più ancora che per Jazer; i tuoi rami andavan oltre il mare, arrivavano fino al mare di Jazer; il devastatore è piombato sui tuoi frutti d’estate e sulla tua vendemmia. La gioia e l’allegrezza sono scomparse dalla fertile campagna e dal paese di Moab; io ho fatto venir meno il vino negli strettoi; non si pigia più l’uva con gridi di gioia; il grido che s’ode non è più il grido di gioia. Gli alti lamenti di Heshbon giungon fino a Elealeh; si fanno udire fin verso Jahats; da Tsoar fino a Horonaim, fino a Eglath-Sceliscia; perfino le acque di Nimrim son prosciugate. E io farò venir meno in Moab, dice l’Eterno, chi salga sull’alto luogo, e chi offra profumi ai suoi dèi. Perciò il mio cuore geme per Moab come gemono i flauti, il mio cuore geme come gemono i flauti per quei di Kir-Heres, perché tutto quello che aveano ammassato è perduto. Poiché tutte le teste sono rasate, tutte le barbe sono tagliate, su tutte le mani ci son delle incisioni, e sui fianchi, dei sacchi. Su tutti i tetti di Moab e nelle sue piazze, da per tutto, è lamento; poiché io ho frantumato Moab, come un vaso di cui non si fa stima di sorta, dice l’Eterno. Com’è stato infranto! Urlate! Come Moab ha vòlto vergognosamente le spalle! Come Moab è diventato lo scherno e lo spavento di tutti quelli che gli stanno dintorno! Poiché così parla l’Eterno: Ecco, il nemico fende l’aria come l’aquila, spiega le sue ali verso Moab. Kerioth è presa, le fortezze sono occupate, e il cuore dei prodi di Moab, in quel giorno, è come il cuore d’una donna in doglie di parto. Moab sarà distrutto, non sarà più popolo, perché s’è innalzato contro l’Eterno. Spavento, fossa, laccio ti soprastanno, o abitante di Moab! dice l’Eterno. Chi fugge dinanzi allo spavento, cade nella fossa; chi risale dalla fossa, riman preso ai laccio; perché io fo venire su lui, su Moab, l’anno in cui dovrà render conto, dice l’Eterno. All’ombra di Heshbon i fuggiaschi si fermano, spossati; ma un fuoco esce da Heshbon, una fiamma di mezzo a Sihon, che divora i fianchi di Moab, il sommo del capo dei figli del tumulto. Guai a te, o Moab! Il popolo di Kemosh è perduto! poiché i tuoi figliuoli son portati via in cattività, e in cattività son menate le tue figliuole. Ma io farò tornar Moab dalla cattività negli ultimi giorni, dice l’Eterno. Fin qui il giudizio su Moab. "Figliuol d’uomo, volgi la tua faccia verso il monte di Seir, e profetizza contro di esso, Poiché tu hai avuto una inimicizia eterna e hai abbandonato i figliuoli d’Israele in balìa della spada nel giorno della loro calamità, nel giorno che l’iniquità era giunta al colmo, Così parla l’Eterno: Per tre misfatti di Moab, anzi per quattro, io non revocherò la mia sentenza. Perché ha bruciato, calcinato le ossa del re d’Edom,
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