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e per ordine dell’Eterno si mise a gridare contro l’altare e a dire: «Altare, altare! così dice l’Eterno: Ecco, nascerà alla casa di Davide un figliuolo, per nome Giosia, il quale immolerà su di te i sacerdoti degli alti luoghi che su di te ardono profumi e s’arderanno su di te ossa umane». Manasse s’addormentò coi suoi padri, e fu sepolto nel giardino della sua casa, nel giardino di Uzza; e Amon, suo figliuolo, regnò in luogo suo. Ma il popolo del paese mise a morte tutti quelli che avean congiurato contro il re Amon, e fece re, in sua vece, Giosia suo figliuolo. Giosia avea otto anni quando incominciò a regnare, e regnò trentun anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Jedida, figliuola d’Adaia, da Botskath. Egli fece ciò ch’è giusto agli occhi dell’Eterno, e camminò in tutto e per tutto per la via di Davide suo padre, senza scostarsene né a destra né a sinistra. Or l’anno diciottesimo del re Giosia, il re mandò nella casa dell’Eterno Shafan, il segretario, figliuolo di Atsalia, figliuolo di Meshullam, e gli disse: «Sali da Hilkia, il sommo sacerdote, e digli che metta assieme il danaro ch’è stato portato nella casa dell’Eterno, e che i custodi della soglia hanno raccolto dalle mani del popolo; che lo si consegni ai direttori preposti ai lavori della casa dell’Eterno; e che questi lo diano agli operai addetti alle riparazioni della casa dell’Eterno: ai legnaiuoli, ai costruttori ed ai muratori, e se ne servano per comprare del legname e delle pietre da tagliare, per le riparazioni della casa. Ma non si farà render conto a quelli in mano ai quali sarà rimesso il danaro, perché agiscono con fedeltà». Allora il sommo sacerdote Hilkia disse a Shafan, il segretario: «Ho trovato nella casa dell’Eterno il libro della legge». E Hilkia diede il libro a Shafan, che lo lesse. E Shafan, il segretario, andò a riferir la cosa al re, e gli disse: «I tuoi servi hanno versato il danaro che s’è trovato nella casa, e l’hanno consegnato a quelli che son preposti ai lavori della casa dell’Eterno». E Shafan, il segretario, disse ancora al re: «Il sacerdote Hilkia mi ha dato un libro». E Shafan lo lesse alla presenza del re. Quando il re ebbe udite le parole del libro della legge, si stracciò le vesti. Poi diede quest’ordine al sacerdote Hilkia, ad Ahikam, figliuolo di Shafan, ad Acbor, figliuolo di Micaia, a Shafan, il segretario, e ad Asaia, servo del re: «Andate a consultare l’Eterno per me, per il popolo e per tutto Giuda, riguardo alle parole di questo libro che s’è trovato; giacché grande è l’ira dell’Eterno che s’è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ubbidito alle parole di questo libro, e non hanno messo in pratica tutto quello che in esso ci è prescritto». Il sacerdote Hilkia, Ahikam, Acbor, Shafan ed Asaia andarono dalla profetessa Hulda, moglie di Shallum, guardaroba, figliuolo di Tikva, figliuolo di Harhas. Essa dimorava a Gerusalemme, nel secondo quartiere; e quando ebbero parlato con lei, ella disse loro: «Così dice l’Eterno, l’Iddio d’Israele: Dite all’uomo che vi ha mandati da me: Così dice l’Eterno: Ecco, io farò venire delle sciagure su questo luogo e sopra i suoi abitanti, conformemente a tutte le parole del libro che il re di Giuda ha letto. Essi m’hanno abbandonato ed hanno offerto profumi ad altri dèi per provocarmi ad ira con tutte le opere delle loro mani; perciò la mia ira s’è accesa contro questo luogo, e non si estinguerà. Quanto al re di Giuda che v’ha mandati a consultare l’Eterno, gli direte questo: Così dice l’Eterno, l’Iddio d’Israele, riguardo alle parole che tu hai udite: Giacché il tuo cuore è stato toccato, giacché ti sei umiliato dinanzi all’Eterno, udendo ciò che io ho detto contro questo luogo e contro i suoi abitanti, che saranno cioè abbandonati alla desolazione ed alla maledizione; giacché ti sei stracciate le vesti e hai pianto dinanzi a me, anch’io t’ho ascoltato, dice l’Eterno. Perciò, ecco, io ti riunirò coi tuoi padri, e te n’andrai in pace nel tuo sepolcro; e gli occhi tuoi non vedranno tutte le sciagure ch’io farò piombare su questo luogo». E quelli riferirono al re la risposta. Allora il re mandò a far raunare presso di sé tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. E il re salì alla casa dell’Eterno, con tutti gli uomini di Giuda, tutti gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo, piccoli e grandi, e lesse in loro presenza tutte le parole del libro del patto, ch’era stato trovato nella casa dell’Eterno. Il re, stando in piedi sul palco, stabilì un patto dinanzi all’Eterno, impegnandosi di seguire l’Eterno, d’osservare i suoi comandamenti, i suoi precetti e le sue leggi con tutto il cuore e con tutta l’anima, per mettere in pratica le parole di questo patto, scritte in quel libro. E tutto il popolo acconsentì al patto. E il re ordinò al sommo sacerdote Hilkia, ai sacerdoti del secondo ordine e ai custodi della soglia di trar fuori del tempio dell’Eterno tutti gli arredi che erano stati fatti per Baal, per Astarte e per tutto l’esercito celeste, e li arse fuori di Gerusalemme nei campi del Kidron, e ne portò le ceneri a Bethel. E destituì i sacerdoti idolatri che i re di Giuda aveano istituito per offrir profumi negli alti luoghi nelle città di Giuda e nei dintorni di Gerusalemme, e quelli pure che offrivan profumi a Baal, al sole, alla luna, ai segni dello zodiaco, e a tutto l’esercito del cielo. Trasse fuori dalla casa dell’Eterno l’idolo d’Astarte, che trasportò fuori di Gerusalemme verso il torrente Kidron; l’arse presso il torrente Kidron, lo ridusse in cenere, e ne gettò la cenere sui sepolcri della gente del popolo. Demolì le case di quelli che si prostituivano, le quali si trovavano nella casa dell’Eterno, e dove le donne tessevano delle tende per Astarte. Fece venire tutti i sacerdoti dalle città di Giuda, contaminò gli alti luoghi dove i sacerdoti aveano offerto profumi, da Gheba a Beer-Sceba, e abbatté gli alti luoghi delle porte: quello ch’era all’ingresso della porta di Giosuè, governatore della città, e quello ch’era a sinistra della porta della città. Or que’ sacerdoti degli alti luoghi non salivano a sacrificare sull’altare dell’Eterno a Gerusalemme; mangiavan però pane azzimo in mezzo ai loro fratelli. Contaminò Tofeth, nella valle dei figliuoli di Hinnom, affinché nessuno facesse più passare per il fuoco il suo figliuolo o la sua figliuola in onore di Molec. Non permise più che i cavalli consacrati al sole dai re di Giuda entrassero nella casa dell’Eterno, nell’abitazione dell’eunuco Nethan-Melec, ch’era nel recinto del tempio; e diede alle fiamme i carri del sole. Il re demolì gli altari ch’erano sulla terrazza della camera superiore di Achaz, e che i re di Giuda aveano fatti, e gli altari che avea fatti Manasse nei due cortili della casa dell’Eterno; e, dopo averli fatti a pezzi e tolti di là, ne gettò la polvere nel torrente Kidron. E il re contaminò gli alti luoghi ch’erano dirimpetto a Gerusalemme, a destra del monte della perdizione, e che Salomone re d’Israele aveva eretti in onore di Astarte, l’abominazione dei Sidoni, di Kemosh, l’abominazione di Moab, e di Milcom, l’abominazione dei figliuoli d’Ammon. E spezzò le statue, abbatté gl’idoli d’Astarte, e riempì que’ luoghi d’ossa umane. Abbatté pure l’altare che era a Bethel, e l’alto luogo, fatto da Geroboamo, figliuolo di Nebat, il quale avea fatto peccare Israele: arse l’alto luogo e lo ridusse in polvere, ed arse l’idolo d’Astarte. Or Giosia, voltatosi, scòrse i sepolcri ch’eran quivi sul monte, e mandò a trarre le ossa fuori da quei sepolcri, e le arse sull’altare, contaminandolo, secondo la parola dell’Eterno pronunziata dall’uomo di Dio, che aveva annunziate queste cose. Poi disse: «Che monumento è quello ch’io vedo là?» La gente della città gli rispose: «E’ il sepolcro dell’uomo di Dio che venne da Giuda, e che proclamò contro l’altare di Bethel queste cose che tu hai fatte». Egli disse: «Lasciatelo stare; nessuno muova le sue ossa!» Così le sue ossa furon conservate con le ossa del profeta ch’era venuto da Samaria. Giosia fece anche sparire tutte le case degli alti luoghi che erano nella città di Samaria e che i re d’Israele aveano fatte per provocare ad ira l’Eterno, e fece di essi esattamente quel che avea fatto di quei di Bethel. Immolò sugli altari tutti i sacerdoti degli alti luoghi che eran colà, e su quegli altari bruciò ossa umane. Poi tornò a Gerusalemme. Il re diede a tutto il popolo quest’ordine: «Fate la Pasqua in onore dell’Eterno, del vostro Dio, secondo che sta scritto in questo libro del patto». Poiché Pasqua simile non era stata fatta dal tempo de’ giudici che avean governato Israele, e per tutto il tempo dei re d’Israele e dei re di Giuda; ma nel diciottesimo anno del re Giosia cotesta Pasqua fu fatta, in onor dell’Eterno, a Gerusalemme. Giosia fe’ pure sparire quelli che evocavano gli spiriti e quelli che predicevano l’avvenire, le divinità familiari, gl’idoli e tutte le abominazioni che si vedevano nel paese di Giuda e a Gerusalemme, affin di mettere in pratica le parole della legge, scritte nel libro che il sacerdote Hilkia avea trovato nella casa dell’Eterno. E prima di Giosia non c’è stato re che come lui si sia convertito all’Eterno con tutto il suo cuore, con tutta l’anima sua e con tutta la sua forza, seguendo in tutto la legge di Mosè; e, dopo di lui, non n’è sorto alcuno di simile. Tuttavia l’Eterno non desistette dall’ardore della grand’ira ond’era infiammato contro Giuda, a motivo di tutti gli oltraggi coi quali Manasse lo avea provocato ad ira. E l’Eterno disse: «Anche Giuda io torrò d’innanzi al mio cospetto come n’ho tolto Israele; e rigetterò Gerusalemme, la città ch’io m’ero scelta, e la casa della quale avevo detto: Là sarà il mio nome». Il rimanente delle azioni di Giosia, tutto quello che fece, si trova scritto nel libro delle Cronache dei re di Giuda. A tempo suo, Faraone Neco, re d’Egitto, salì contro il re d’Assiria, verso il fiume Eufrate. Il re Giosia gli marciò contro, e Faraone, al primo incontro, l’uccise a Meghiddo. I suoi servi lo menaron via morto sopra un carro, e lo trasportarono da Meghiddo a Gerusalemme, dove lo seppellirono nel suo sepolcro. E il popolo del paese prese Joachaz, figliuolo di Giosia, lo unse, e lo fece re in luogo di suo padre. Dal tredicesimo anno di Giosia, figliuolo di Amon, re di Giuda, fino ad oggi, son già ventitre anni che la parola dell’Eterno m’è stata rivolta, e che io v’ho parlato del continuo, fin dal mattino, ma voi non avete dato ascolto.
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