Scorsi che furon questi giorni, il re fece un altro convito di sette giorni, nel cortile del giardino del palazzo reale, per tutto il popolo che si trovava a Susa, la residenza reale dal più grande al più piccolo.
Arazzi di cotone finissimo, bianchi e violacei, stavan sospesi con cordoni di bisso e di scarlatto degli anelli d’argento e a delle colonne di marmo. V’eran dei divani d’oro e d’argento sopra un pavimento di porfido, di marmo bianco, di madreperla e di pietre nere.
Ma la regina Vashti rifiutò di venire secondo l’ordine che il re le avea dato per mezzo degli eunuchi; e il re ne fu irritatissimo, e l’ira divampò dentro di lui.
E furon mandate delle lettere, a mezzo di corrieri, in tutte le province del re perché si distruggessero, si uccidessero, si sterminassero tutti i Giudei, giovani e vecchi, bambini e donne, in un medesimo giorno, il tredici del dodicesimo mese, ch’è il mese d’Adar, e si abbandonassero al saccheggio i loro beni.
E il re disse ad Ester, mentre si beveva il vino: «Qual è la tua richiesta? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, l’avrai».
All’empio succede quello che teme, ma ai giusti è concesso quel che desiderano.
Le parole soavi sono un favo di miele: dolcezza all’anima, salute al corpo.
Il terrore che incute il re è come il ruggito d’un leone; chi lo irrita pecca contro la propria vita.
A questo, il re s’adirò, montò in furia, e ordinò che tutti i savi di Babilonia fossero fatti perire.