Perché non morii nel seno di mia madre? Perché non spirai appena uscito dalle sue viscere?
Perché trovai delle ginocchia per ricevermi e delle mammelle da poppare?
Ora mi giacerei tranquillo, dormirei, ed avrei così riposo
coi re e coi consiglieri della terra che si edificarono mausolei,
coi principi che possedean dell’oro e che empiron d’argento le lor case;
o, come l’aborto nascosto, non esisterei, sarei come i feti che non videro la luce.
Là cessano gli empi di tormentare gli altri. Là riposano gli stanchi,
là i prigioni han requie tutti insieme, senz’udir voce d’aguzzino.
Piccoli e grandi sono là del pari, e lo schiavo è libero del suo padrone.
Perché dar la luce all’infelice e la vita a chi ha l’anima nell’amarezza,
i quali aspettano la morte che non viene, e la ricercano più che i tesori nascosti,
e si rallegrerebbero fino a giubilarne, esulterebbero se trovassero una tomba?
Perché dar vita a un uomo la cui via è oscura? e che Dio ha stretto in un cerchio?
Io sospiro anche quando prendo il mio cibo, e i miei gemiti si spandono com’acqua.
Non appena temo un male, ch’esso mi colpisce; e quel che pavento, mi piomba addosso.
Non trovo posa, né requie, né pace, il tormento è continuo!»
Perciò io ho odiata la vita, perché tutto ciò che si fa sotto il sole m’è divenuto odioso, poiché tutto è vanità e un correr dietro al vento.
Maledetto sia il giorno ch’io nacqui! Il giorno che mia madre mi partorì non sia benedetto!
Maledetto sia l’uomo che portò a mio padre la notizia: «T’è nato un maschio», e lo colmò di gioia!
Sia quell’uomo come le città che l’Eterno ha distrutte senza pentirsene! Oda egli delle grida il mattino, e clamori di guerra sul mezzodì;
poich’egli non m’ha fatto morire fin dal seno materno. Così mia madre sarebbe stata la mia tomba, e la sua gravidanza, senza fine.
Perché son io uscito dal seno materno per vedere tormento e dolore, e per finire i miei giorni nella vergogna?